giovedì 9 settembre 2021

GLI ARGONAUTI DEL TEMPO di H.G. Wells

Grazie alle sue cognizioni scientifiche di altissimo livello, Herbert George Wells seppe dare alle sue trame una credibilità teorica che gli permisero di prevedere tra l’altro l’avvento degli aerei e dei carri armati, del web, delle testate atomiche e della televisione satellitare. È però meno noto che fu nei racconti brevi scritti agli esordi della sua carriera letteraria che Wells esplorò anche le implicazioni teoriche della nuova scienza, applicando per primo gli studi sulle ulteriori dimensioni e sui paradossi temporali, quasi presago dello spazio-tempo einsteiniano. Nei racconti inseriti in questa raccolta troviamo una straordinaria fusione del teorico della scienza con il raffinato e inventivo narratore. Perfetto esempio ne è Gli argonauti del tempo, il racconto che costituisce l’abbozzo iniziale de La macchina del tempo. Ancor più avanzato del successivo romanzo che ne rielaborerà le premesse, questa short story postula una cornice tetradimensionale, cioè l’esistenza di una quarta dimensione. È in assoluto la prima opera letteraria compiuta a proporre il tema del viaggio nel tempo. Ma troviamo aperture su altri mondi create da distorsioni spazio-temporali anche ne Gli occhi di Davidson, in cui un incidente di laboratorio costringe uno scienziato a vedere costantemente una realtà totalmente altra da quella che gli si para di fronte. La spiegazione del fenomeno che viene offerta prevede il concetto di geometrie non euclidee dello spazio. Invece, L’uovo di cristallo postula una distorsione dello spazio-tempo che permette il contatto diretto tra diversi pianeti, mentre di una dimensione parallela racconta Il caso Plattner. La fantasia scientifica di Wells si sbizzarrisce poi anche sulla relatività del tempo come ne L’acceleratore. Ma soprattutto a rendere preziosa questa raccolta è la maestria della scrittura, che ben giustifica il parere di Brian Aldiss, che vedeva in Wells, più che il padre, “lo Shakespeare della fantascienza”. Gli straordinari racconti da cui nascerà La macchina del tempo. Le prime storie in assoluto che si possano definire “racconti di fantascienza”. “Wells è entrato nella psiche dell’umanità e ci ha cambiati per sempre”. (John Higgs, storico della cultura). “H.G. Wells, lo Shakespeare della fantascienza”. (Brian Aldiss)

Herbert George Wells è nato a Bromley, Kent, nel 1866 ed è morto a Londra nel 1946. Di modesta famiglia, sino a diciassette anni fu apprendista in una ditta di tessuti; nel 1884 fu ammesso con una borsa di studio alla Normal School of Science di Londra, dove frequentò i corsi del celebre Th. Huxley, seguace delle teorie darwiniane. Lasciò gli studi senza aver superato l’esame finale (1887) e insegnò in una piccola scuola di provincia. Nel 1893 abbandonò l’insegnamento e si dedicò all’attività letteraria, che gli diede rapidamente fama e denaro. In un’epoca di grandi fermenti, Wells partecipò alla vita politica non solo con i suoi scritti, ma anche di persona: fece parte, per un certo tempo, della Società fabiana e fu candidato laburista nelle elezioni del 1922. Wells è considerato, insieme a Jules Verne, il padre della fantascienza. Nei suoi primi romanzi, tra cui La macchina del tempo (The time machine, 1895, il libro che lo rese subito famoso), L’isola del dottor Moreau (The island of Dr. Moreau, 1896), La guerra dei mondi (The war of the worlds, 1898), I primi uomini sulla luna (The first men in the moon, 1901), egli usò le sue conoscenze scientifiche per costruire storie ambientate in un futuro prossimo o remoto in cui si ipotizzavano le conseguenze – per lo più negative – dell’incontrollato sviluppo tecnico e scientifico e delle tensioni sociali. Se queste storie hanno un’impronta fantastica e apocalittica, nelle utopie scritte all’inizio del secolo, come Anticipazioni (Anticipations, 1901), La formazione dell’umanità (Mankind in the making, 1903) e Un’utopia moderna (A modern utopia, 1905), lo scrittore profetizza invece l’avvento di uno stato mondiale sotto la direzione di una élite di intellettuali e di scienziati. Wells si cimentò anche, con successo, in romanzi di impronta naturalistica e di ambientazione borghese, molto in voga nel periodo edoardiano: L’amore e il signor Lewisham (Love and Mr. Lewisham, 1900), Tono-Bungay (1909) e La storia del signor Polly (The history of Mr. Polly, 1910). In essi narrò con ironica disinvoltura il fallimento delle aspirazioni dei protagonisti in una società inguaribilmente filistea. Minor successo ebbero romanzi come Ann Veronica (1909) e Il nuovo Machiavelli (The new Machiavelli, 1911), anche perché l’argomento della libertà sessuale risultava troppo scottante per un pubblico ancora molto condizionato da pregiudizi vittoriani. Nelle opere successive prevalgono le problematiche sociali e politiche e le considerazioni autobiografiche: così in Il signor Britling va fino in fondo (Mr. Britling sees it through, 1916), nel notevolissimo Esperimento autobiografico (Experiment in autobiography, 1934) e in La mente all’estremo delle sue risorse (Mind at the end of the tether, 1945), l’ultimo messaggio di un uomo che vedeva avverarsi le sue più pessimistiche previsioni con la seconda guerra mondiale e lo scoppio della bomba atomica.

Titolo: Gli argonauti del tempo. Racconti di fantascienza sulla Quarta dimensione / Autore: H.G. Wells / Editore: Shake Edizioni / Collana: Cyberpunkline / Traduzione e Postfazione: Giancarlo Carlotto / Pagine: 192 / Prezzo: € 16,00 (libro)

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